Paolo dei Lupi

03-02-2020 19:05 -

Liberamente ispirato alla vita di Paolo Barrasso, biologo e poeta.
Spettacolo Finalista In-Box Verde 2020 - Finalista Premio Nazionale "Otello Sarzi" 2020

Scritto da Francesca Camilla D'Amico
Regia Roberto Anglisani

Con Francesca Camilla D'Amico
Scenografia William Santoleri
Disegno luci Renato Barattucci
Foto di scena Fabrizio Giammarco
Illustrazione e grafica Filippo Mauro Motole
La canzone originale “Brother wolf” è di Hannah Fredsgaard-Jones

Produzione Bradamante Teatro
In collaborazione con Florian Metateatro

Con il sostegno di
Oikos-Residenza per Artisti (Pescara, Città Sant'Angelo-PE)
Montagne Racconta (Montagne, Treville -TN)
Residenza Multidisciplinare della Bassa Sabina Terrarte 2019 (Montopoli, Poggio Mirteto, Salisano - RI)

Con il patrocinio del Parco Nazionale della Majella


“Ascolto le storie di un vento che sussurra alla vita” (Paolo Barrasso)

In un tempo non molto lontano, nella natura selvaggia degli Appennini, di lupi ce n'erano rimasti pochi ed erano tanto affamati. Paolo, un giovane biologo, insieme al suo fedele cane Orso, viene mandato tra quelle montagne per studiarli. Lo attendono notti all'addiaccio, sveglie all'ora dei gufi, attese e batticuori, ululati e sguardi selvatici. Dopo secoli di persecuzioni, i lupi hanno imparato l'arte del silenzio e per questo non è facile vederli.
In paese c'è Simone, un bambino cresciuto con le storie del nonno sul lupo cattivo. Ma da quando Simone incontra Paolo non smette di pensare ai lupi e vuole conoscere la verità su di loro. La verità è nel bosco, dove la natura compie i suoi riti, dove si incontrano gli sguardi di due lupi, Fratello e Lama Bianca, dove nascono i cuccioli, nella tana sotto il grande faggio.
Una minaccia si nasconde nel bosco, ha l'odore del tabacco, della caccia, di un mondo che impone il suo passo e nulla sa della natura selvaggia. Può l'Uomo restituire alla Natura quello che le è stato sottratto? Possono Umani e Lupi convivere pacificamente?
Un sogno nasce allora tra le poesie di quel biologo, nell'ululato di un bambino, con il ritorno dei Cervi e dei giovani lupi che si riprendono l'Appennino.

Lo spettacolo trae ispirazione dalla vita del biologo e poeta Paolo Barrasso che partecipò, negli anni '70, al primo progetto per la salvaguardia del Lupo Appenninico in Italia: l' “Operazione San Francesco”.
Lo spettacolo intende sfatare miti e false convinzioni sul Lupo, per favorire la conoscenza di uno degli animali simbolo delle nostre montagne e raccontare come l'uomo possa intervenire in maniera costruttiva sui delicati equilibri dell'ecosistema.
Paolo Barrasso era uno scienziato ma anche un poeta, il suo amore per la natura lo aveva portato a volerla raccontare per farne conoscere le meraviglie e i segreti.
Al rigore dello scienziato univa le qualità dal sognatore. Morì nel 1991 in un tragico incidente sul Monte Morrone mentre era sulle tracce degli orsi.
Ma dove Paolo è passato, è tornata la vita...

Fascia d'età “pour tout public” a partire dagli 8 anni
Tecnica utilizzata TEATRO DI NARRAZIONE E INSTALLAZIONE ARTISTICA
Turata 60 minuti

RECENSIONI
Di Mario Bianchi, per EOLO, in occasione della presentazione dello studio di 30' di “Paolo dei Lupi” per il Festival Palla al Centro, Vetrina del Teatro Ragazzi del Centro Italia –Perugia- Luglio 2019 :

Di spicco le performance narrative con in scena un solo artista (...) lo studio di Bradamante, Paolo dei Lupi
(…) Eccellente anche lo studio di trenta minuti, dovuto alla giovanissima Francesca Camilla D'Amico, di Bradamante che in Paolo dei Lupi, dove, guidata da Roberto Anglisani, ispirandosi alla vita del biologo Paolo Barrasso, ha proposto una vera e propria elegia del lupo attraverso l'amicizia di un biologo e un bambino .Curiosi di vederne il compimento.”
https://www.eoloragazzi.it/page.php?pag_id=2526&sez_img=03&sez_titleimg=title_recensioni.png&sez=recensioni

Di Luana di Lorito Coletta, per Abruzzolive.it “…I protagonisti della storia emergono vividamente dall'interpretazione di Francesca Camilla D'Amico. La sua voce vibrante e le movenze mutano con il girare dei ruoli e fa breccia nella nostra immaginazione tanto da far perdere il contatto con l'apparente soliloquio e ciascun carattere ci appare con le sue fattezze. Ecco Paolo, accompagnato dal fidato pastore abruzzese Orso, il distinto e oscuro cacciatore e il chiacchiericcio degli altri, il piccolo Simone, il primo lupo Fratello, la compagna Lama Bianca e i suoi cuccioli, la Passo Lungo, un fuoristrada Land Rover con guida a destra dotato di faro frontale e antenne per la ricezione dei segnali provenienti dai radiocollari indossati dai lupi. Insieme ai personaggi, prepotentemente emergono i paesaggi e le stagioni grazie al contributo visuale di una essenziale e magistrale scenografia, curata da William Santoleri…”
https://www.abruzzolive.it/teatro-paolo-dei-lupi-a-pescara/

PER APPROFONDIRE
Intervista a Francesca Camilla D'Amico su Tesori d'Abruzzo (genesi del lavoro, chi era Paolo Barrasso, la scenografia, la regia, le musiche di scena) di Ivan Masciovecchio http://www.tesoridabruzzo.com/paolo-dei-lupi-spettacolo-francesca-camilla-damico-scena-al-florian-pescara/#sthash.SD5IK4SU.dpbs


LA SCENOGRAFIA: “SPERANZA DI BOSCHI FUTURI E RICERCA DELLA LUCE”

Per “Paolo dei Lupi” William Santoleri ha realizzato una faggeta con lamiera di ferro ossidata e zincata e filo di ferro cotto. Il colore del materiale ricorda la corteccia dei faggi. Un colore caldo ed espressivo nonostante si tratti di metallo. Con il filo di ferro cotto William gioca come se avesse una matita, disegna il contorno dei faggi come se si trattasse dei segni di un chiaroscuro.
Non una semplice scenografia ma un'opera d'arte che è il risultato di migliaia di alberi visti, sognati, ricordati, disegnati. Un ricordo di boschi visti e attraversati, gli stessi nei quali si muoveva Paolo Barrasso, dove passano ancora oggi i lupi con i loro sentieri.
Il faggio viene qui semplificato al massimo, proprio come accade nei ricordi, dove restano idee sintetiche di ciò che ci è rimasto dentro. Così basta una linea per evocare un albero o un bosco.
Il laovoro artistico di William richiama una speranza: quella di poter vedere ancora boschi e di vederli crescere.
Uno sguardo verso i boschi del futuro, quelli che piano piano stanno crescendo, che potranno essere atttraversati ancora da altre persone, da altri animali, altri studiosi e artisti…
Il personaggio del bambino Simone in “Paolo dei Lupi” è ispirato ai ricordi di infanzia di William che ha imparato da Paolo l'amore e il rispetto per la natura.